Dialogo con Paolo Cattabiani, autore di “L’ha detto il Partito. Storie comuniste e altre cronache”
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- 8 set
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Sabato 13 settembre 2025. Ore 11.00 a Udine; ore 17.30 a Pordenone.
La Fondazione per il Riformismo nel FVG ha il piacere di presentare a Udine e Pordenone l’ultima fatica letteraria di Paolo Cattabiani, già presidente di Legacoop Emilia Romagna e presidente di Coop Consumatori Nordest, dal titolo: “L’ha detto il Partito. Storie comuniste e altre cronache”.
Il romanzo è ambientato nel piccolo borgo emiliano fittizio di Boscodimezzo, dove sopravvive il ricordo vivido di quella che viene considerata la “stagione migliore” del Partito Comunista Italiano: le sue Case del Popolo, le Feste dell’Unità, le sezioni locali. Il fulcro narrativo è affidato a un anziano militante soprannominato “Nostalgico”, nato circa vent’anni dopo la fondazione del Partito. Lui è la memoria storica del paese e guida il lettore (e il suo giovane amico quarantenne) attraverso racconti e aneddoti. Le storie narrate coprono un ampio spettro di figure legate alla comunità comunista di Boscodimezzo: da comunisti riservati, come il compagno Gromyko che col suo intervento tenue ma risolutivo tiene insieme l’ordine, agli irriverenti e scapestrati biasanòt, che usano le Case del Popolo come punto di partenza per scorribande.
La narrazione mescola affetto e ironia: l’intento è non di lamentare la perdita, ma di portare in vita sogni, speranze e passioni di una generazione per cui la politica era molto più di impegno civico. Il racconto si sviluppa tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90, culminando con la svolta della Bolognina (12 novembre 1989), quando Achille Occhetto annuncia il cambiamento del nome del PCI, giudicato usurato e compromesso: bisogna salvarne il contenuto, anche a costo di cambiare il contenitore. “Nostalgico” riflette sul declino politico: “Gli Stati, così come le persone, possono ammalarsi e morire … non per eccessi, ma per una mancanza”, una mancanza di umanità.
Il libro è un “saggio romanzato”, a metà strada tra politica, antropologia e cultura, con la forma dell’intervista-trans (translitterazione) che conferisce un effetto sognante, sfumato. La vita locale, la politica e le tradizioni si mescolano: sezioni del PCI, Festa dell’Unità, balere, tavoli di ritrovo, cooperativa, campo da calcio parrocchiale, addirittura una Škoda, definita “l’auto dei comunisti più comunisti di tutti”. Non è una celebrazione nostalgia fine a sé stessa, ma un racconto vivo, autentico, che cerca di restituire al lettore la dimensione emozionale e sociale di un modo di vivere la politica che oggi può apparire lontano. Se letto da giovani, può sembrare didattico; i più anziani vi ritroveranno soprattutto memoria, mentre i lettori più maturi percepiranno il fascino di un mondo che ha saputo dare senso alla politica di massa.





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